Pitture e artisti |
Arcimboldo Artemisia Blake Boccioni Botticelli Bouguereau Canaletto Caravaggio Cèzanne Cimabue Courbet Dalì De Chirico Fattori Gauguin Giotto Goya Kandinskij Klimt Leonardo Matisse Michelangelo Mirò Monet Munch Picasso Raffaello Rembrandt Reni Renoire Segantini Signorini Soffici Lempicka Van Gogh Quotazioni artisti
Se desideri meglio inquadrare il periodo storico e le relative tendenze artistiche, puoi consultare le pagine Storia dell'Arte e Correnti d'Arte.
Renoir Pierre Auguste nasce nel 1841 da un modesto sarto di Limoges (Francia),
sarà pittore ed incisore, ovvero uno dei più grandi coloristi francesi del
XIX
secolo.
Per Renoir la pittura esprime la gioia di vivere o, per essere più precisi, la
gioia di partecipare alla vita di tutto ciò che ci circonda e di apprezzare la
bellezza al punto di sentire l'urgenza irrinunciabile di fissare sulla tela il
ricordo di ogni percezione visiva; tutto ciò che esiste vive; tutto ciò che vive
é bello; tutto ciò che é bello merita di essere dipinto.
Renoir occupa
un posto preponderante nell'ambito dell'impressionismo.
Si devono a lui e a
Monet i primi quadri dipinti secondo questa tecnica che si chiamerà
«impressionista», nei quali la luce crea spazi vibranti e dove gli impulsi del
sentimento generano una freschezza nuova.
Ma, contrariamente a Monet, Renoir
quasi non può concepire un quadro senza la presenza umana. Così, pur dedicandosi
completamente al paesaggio è innanzitutto un pittore di figure e in special modo
è il pittore della donna.
Dopo
il trasferimento della famiglia a Parigi, il padre lo mette come apprendista in
una bottega, dove egli si applica nella decorazione, dipingendo mazzetti di
fiori, di piatti e tazze di porcellana. Grazie alla sua abilità, dopo pochi mesi
dal suo arrivo, ha compiuto tali progressi che gli affidano i pezzi più
delicati. Ma le ordinazioni si fanno sempre più rare, e la fabbrica che
l'impiega, lo licenzia nel 1857.
Promosso agli inizi del 1862 al concorso
d'ammissione della Scuola Nazionale di Belle Arti, s'iscrive allo studio di
Charles Gleyre. Sebbene sia studioso, i suoi professori lo giudicano
indisciplinato, e gli rimproverano uno stile ardito, non abituale in quel luogo.
Nell'autunno del 1862, Renoir fa amicizia con Alfred Sisley,
Claude Monet e Frèdèric Bazille, nuovamente entrati nello studio di Gleyre;
tutti e tre professano apertamente la loro ammirazione per i pittori
anticonformisti dell'epoca. Ed è grazie a Monet che Renoir e i suoi nuovi amici
guardano ciò che sta accadendo nel mondo dell'arte.
Dal 1866, si fanno sentire gli accenti moderni, soprattutto visibili nei
ritratti, ma essi sono più improntati verso il realismo di Courbet che
all'esaltazione della luce dei pittori all'aperto.
Per vederlo compiere il
passo decisivo, bisogna aspettare l'anno 1869, quando, avendo raggiunto Monet a
Bougival, esegue con quest'ultimo numerose versioni di una trattoria di
campagna, "La Grenouillère" (collezione Reinhart, Winterthur). Come lui, egli
analizza allora il fenomeno luminoso con occhi nuovi, impiegando nuovi
procedimenti, come la soppressione dei dettagli e la frammentazione del tocco.
Senza che i due pittori se ne rendano conto, il loro modo di interpretare la
natura, abbandonando il contorno, dà il segnale al grande movimento che
rivoluziona la pittura: l'impressionismo.
Dopo qualche anno Renoir vive
nella peggior miseria sostenendosi solo grazie alla generosità di qualche amico,
soprattutto di Bazille, che godeva di una certa agiatezza.
Dopo
la guerra del 1870, Renoir incontra Paul Durand-Ruel che diventerà suo mercante,
e il critico Thèodore Duret. Risale a quest'epoca il quadro "La rosa" (museo
del Louvre, Parigi), che rappresenta una giovane donna, a seno nudo, che
tiene in mano una rosa. Si può, per la prima volta, vedervi l'immagine che
Renoir darà della donna: un corpo dalle forme piene, un viso rotondo con gli
occhi stretti e a mandorla e un'aria di innocenza nell'atteggiamento.
Nel
1874 partecipa alla prima mostra degli impressionisti, che si tiene al boulevard des Capucines. Le tele di Renoir sono,
come quelle dei suoi amici, vivamente criticate, ma tuttavia esistono anche
degli amatori. Il funzionario del ministero Victor Chocquet a cui farà il
ritratto, poi l'editore Georges Charpentier, che gli compra un quadro e gli
commissiona dei ritratti della famiglia ( "Madame Charpentier con i figli",
esposto con successo al Salone del 1879; Metropolitan Museum, New York).
Renoir dipinge durante questi anni le sue tele migliori. Queste esaltano la
bellezza del corpo umano e l'armonia della natura, mettendo l'accento sulla
gioia di vivere: "La loggia" (1874, Tate Gallery, Londra), "Il mulino della
Gallette" e "L'altalena" (1876, museo Jeu de Paume, Parigi). Alcuni visi gli
ispirano queste tavole luminose, nelle quali fa affiorare il fascino segreto
della donna ( "La lettrice" 1875-76, museo Jeu de Paume, Parigi), dipinge "I
canottieri a Chatou" (1879, National Gallery of Art, Washington), riflesso
cangiante degli svaghi all'aria aperta sulla Senna.
Ma ben presto Renoir interrompe per un certo tempo la
sua ricerca impressionista, stimando di non poter andare oltre su questa strada.
Questo ritorno alla tradizione classica si realizza nel corso di un viaggio in
Italia (1881-82) dove, dopo Venezia, scopre a Roma gli affreschi di
Raffaello
e a Napoli la pittura pompeiana.
Sentendo di non saper «né dipingere, né
disegnare», si concentra sulla qualità del disegno, sulla raffigurazione dei
dettagli per rendere più precisi i contorni delle forme, più netti i volumi. Una
buona parte di ciò che costituiva il fascino del suo modo di dipingere viene
abbandonato. I suoi toni diventano severi e la luce fredda, e la sua arte non è
più animata dalla magia. Questo periodo è segnato da opere che non hanno
ricevuto altra definizione che quella di «solide». Dopo aver partecipato alla
settima manifestazione degli impressionisti nel 1882, l'anno seguente fa
una mostra presso Durand-Ruel.
Talvolta evade da Parigi per dipingere a
Guernesey, o all'Estaque in compagnia di Cézanne. Non ha più preoccupazioni
finanziarie grazie a Durand-Ruel che si accanisce nel diffondere le sue opere,
così come quelle degli altri impressionisti, organizzando mostre a Parigi,
Londra, Bruxelles, Vienna e New York. Allora nascono, nel ritrovato splendore,
tele vivaci dove sono rese tutte le sottili dispersioni della luce. I raggi si
impigliano alle forme, accentuano la pienezza e la freschezza delle carni,
caricandole d'un potere di suggestione quasi magico "La dormiente" 1897,
collezione privata. A partire dal 1912, il suo stato di salute peggiora, dipinge
solo con grande difficoltà. La mano non può afferrare i pennelli e deve far
ricorso all'aiuto di membri della famiglia per riuscire a fissarli alle dita.
Tormentato dall'artrite e con le dita irrimediabilmente deformate, si faceva
legare i pennelli ai polsi. Un amico che nel 1912 si era recato a visitarlo
riferisce: "é sempre nelle stesse tristi condizioni, ma é sempre straordinario
per la forza del carattere. Non può camminare e neppure alzarsi dalla poltrona e
malgrado tutto, sempre lo stesso buon umore e la stessa felicità quando
dipinge". La sua pittura afferra sempre con lo stesso slancio comunicativo
i momenti più caldi della vita, prendendo a modelli i suoi familiari: la moglie,
i figli Pierre, Jean e Claude, e anche la governante, che ritrae in diverse
pose. Renoir si spegne il 3 dicembre 1919.