Pitture e artisti |
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Se desideri meglio inquadrare il periodo storico e le relative tendenze artistiche, puoi consultare le pagine Storia dell'Arte e Correnti d'Arte.
Ardengo Soffici nasce a Rignano sull'Arno da Giovanni
e da Egle Turchini, benestanti rurali, il 7 aprile 1879. Ardengo
Soffici
trascorre a Rignano sull'Arno un'infanzia
felice. Verso i tredici anni si trasferisce con la sua famiglia a
Firenze, dove continua i suoi studi presso i Padri Scolopi in via del
Corso e frequenta i corsi della Scuola libera di nudo all'Accademia di Firenze.
Nel 1903, dopo la morte del padre, Ardengo Soffici parte per Parigi insieme ad
alcuni amici pittori ed entra in contatto con gli ambienti letterari e
artistici, conosce
Pablo Picasso e Apollinaire, traendone interessanti e feconde esperienze per
il suo futuro di pittore e di scrittore.
Ardengo Soffici pur essendo un fervente sostenitore del partito
fascista da lui considerato "un movimento inteso alla rigenerazione totale delle
gerarchie della Patria Italiana che non deve preferire forme esotiche od
imitazioni straniere, bensì deve mirare a un'arte equilibrata come quella dei
tempi antichi", tornato da Parigi, nel 1899, fa conoscere agli amici fiorentini
i pittori impressionisti, mostrandosi aperto e aggiornato. Tuttavia, Ardengo
Soffici tende a voler dare durevolezza all'immagine degli impressionisti e per
questo si rivolge soprattutto a Degas e a Cezanne, piuttosto che a
Monet.
Nel 1908 Ardengo Soffici collabora a disegnare la testata della
''Voce'' e nel 1911 ha occasione di visitare a Milano una mostra di pitture
futuriste: l'impressione che ne riporta è di delusione sdegnosa che poco dopo
manifesta in un articolo sulla ''Voce''. La reazione dei futuristi milanesi è
singolare e violenta: Marinetti, Boccioni e Carrà, arrivati a
Firenze, aggrediscono Soffici mentre sedeva al caffè delle "Giubbe rosse";
ma la sera Ardengo Soffici, accompagnato da Prezzolini, Slataper e Spaini rende
la contropartita ai Milanesi. In seguito comunque Ardengo Soffici e Papini
subiranno il fascino di certe proposizioni futuristiche e per questo fondano "Lacerba":
centro d'attrazione di spiriti indipendenti, arditi e appassionati, di
enunciazioni magari scandalose e ciniche.
Viene poi la guerra, che Ardengo Soffici di "Lacerba"
aveva ardentemente auspicato come reazione violenta contro la "Kultur
germanica", minaccia mortale per la civiltà europea, ed egli parte volontario,
partecipa a diversi combattimenti sulla Bainsizza, restando per due volte ferito
e ottenendo una decorazione. Da questa esperienza nasce il "Kobilek-giornale di
battaglia", come nell'esperienza di Caporetto nasce "La ritirata del Friuli".
Dopo aver
sperimentato la guerra Ardengo Soffici si sente un altro uomo; lo dice lui
stesso in una sua opera: "sono uscito dalla guerra un altro uomo". In
letteratura diventa classicista e tradizionalista, in politica fautore
dell'ordine e favorevole al fascismo.
Nel 1919 prende moglie e si stabilisce
nella casa materna a Poggio Caiano dove spera di potersi dedicare serenamente
alla sua attività di artista e scrittore, ma ben presto l'ondata di
sovversivismo successiva al conflitto, lo induce a schierarsi nuovamente sul
versante della lotta politica. Scrive per il Popolo d'Italia , e con la sua
lettera aperta a Mussolini apre l'offensiva fascista contro la coalizione dei
disfattisti e dei nemici della nuova grandezza italiana. Anche la sua produzione
artistica risente della sua concezione politica autoritaria, la sua pittura
diviene vivace espressione della cultura figurativa italiana che andrà
configurandosi prima con Valori Plastici e poi con il Novecento. A questo
recupero di caratteri della tradizione del
Quattrocento Toscano, rivissuti da Ardengo Soffici con senso plastico,
spaziale e moderno in tanti superbi paesaggi della Versilia, succede poi una
pittura inaridita nello stile e svuotata della vitalità intima del colore. Subito dopo la vittoria
del Fascismo e l'andata al potere di Mussolini, Ardengo Soffici è chiamato a
Roma per dirigervi la terza pagina di un nuovo grande giornale del partito "Il
Nuovo Paese". Si propone di costituire, accanto al motore politico, un nucleo di
forze artistiche e letterarie capaci di esprimere i nuovi spiriti e la nuova
figura ideale dell'Italia rinascente incamminata verso il suo nuovo destino, ma
per varie ragioni il suo progetto non potrà essere realizzato. Dopo un anno dal
suo arrivo, egli lascia la capitale e ritorna nella sua vecchia casa di Poggio a
Caiano. Muore a Vittoria Apuana, Forte dei Marmi, nel 1964.