Pitture e artisti |
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Se desideri meglio inquadrare il periodo storico e le relative tendenze artistiche, puoi consultare le pagine Storia dell'Arte e Correnti d'Arte.
Opere
di Guido Reni Video su Guido Reni
Nella pittura di Guido Reni, ci sono stili e sfumature diverse, non solo in
relazione ai vari periodi esecutivi, ma certe volte anche nello stesso
dipinto! Il suo modo di interpretare il naturalismo del Garavaggio o lo stile
monumentale di Annibale Carracci è stato tale, che il senso elementare o quello
rivoluzionario dell'uno o dell'altro sembrano quasi paralizzarsi.
L'irresistibile incanto della pittura di Guido Reni è riposto nel sensuale
fascino di una dolcezza musicale, soltanto a lui propria e perciò inimitabile,
della quale sono impregnate le sue creazioni.
Rarissimamente si trovano nei suoi
quadri grandi pensieri e nuove e inaspettate soluzioni lungimirante, ma soltanto
un quotidiano rapporto con la tradizione. Solo che non sta nella novità la vera
e propria creazione artistica del Reni, ma in quell'alto senso della bellezza e
in quella musicalità del sentire che nobilitano ogni linea e ogni movenza.
Guido
Reni nasce nel 1575 a Bologna da Daniele Reni (musicista) e Ginevra Pozzi.
Il
padre lo avvia subito alla carriera musicale, ma la passione per la pittura
scorre nelle vene del giovane Guido e dunque, a soli 9 anni lascia gli studi
intrapresi per entrare nella bottega del pittore fiammingo Denis Calvaert, che
era amico del padre e aveva lavorato in Vaticano.
A bottega del Calvaert resterà
fino alla morte del padre (1594) e conoscerà altri due allievi, il Domenichino e
Francesco Albano.
Saranno 10 anni di lavoro e studio, in particolare Guido amerà
Raffaello e le incisioni di Dürer.
Terminato l'apprendistato dal Calvaert, Guido Reni oramai uomo, si iscrive
all’Accademia degli Incamminati dove si forma alla scuola
pittorica caravaccesca degli Incamminati.
In questa scuola, pur prediligendo uno
stile barocco, risente particolarmente dell'influsso di Annibale Carracci.
In
questi anni realizza importanti opere come “La Vergine e i santi” e “I misteri
del Rosario” per la chiesa della Madonna di San Luca e “L’assunzione della
Vergine” per la parrocchiale della Pieve di Cento.
Nel 1600 si reca a
Roma, dove realizza il Martirio di santa Cecilia della Basilica di Santa Cecilia
in Trastevere.
E' a Roma che viene in contatto con il naturalismo Caravaggesco,
ne è esempio la "Crocifissione di San Pietro", oggi in mostra nella Pinacoteca
Vaticana, anche se successivamente, diverrà con il Cavalier d'Arpino, uno dei
maggiori "detrattori" del grandissimo Caravaggio.
Le opere che esegue tra il 1604 e il 1614 dimostrano il superamento dei modi
manieristici, per lasciare spazio ad un modo di dipingere più personale,
nel quale prevale l'armonia delle forme e l'equilibrio della composizione.
Le
opere appartenenti a questo periodo sono: gli affreschi della Cappella Paolina
in Santa Maria Maggiore a Roma, gli affreschi della sala Delle Dame e della sala
delle Nozze Aldobrandini in Vaticano, gli affreschi della Cappella
dell'Annunciata al Quirinale.
A queste bellissime opere, seguono i capolavori
dell'Aurora (concepita per decorare il casino del Palazzo Rospigliosi
Pallavicini di Roma), la Strage degli Innocenti, il Sansone vittorioso e il
Ritratto della madre (esposto alla Pinacoteca Nazionale di Bologna).
A
Roma è apprezzato e numerose sono le commissioni importanti, ma nella 1614
torna a Bologna, e dopo la morte di Ludovico Carracci, avvenuta nello stesso
anno, gli succede come direttore dell'Accademia.
Nella città natale, Guido Reni
arricchisce il suo linguaggio figurativo di note altamente retoriche nella
"Gloria di S. Domenico", per l'omonima chiesa bolognese, e di tonalità più
calde, d'influsso neoveneto come nelle "Fatiche di Ercole" esposto al Louvre,
mentre una vena di classicismo si esprime in "Atalanta e Ippomene", conservato a
Napoli nelle Gallerie nazionali di Capodimonte, e nel "Battesimo di Cristo"
esposto a Vienna presso il Kunsthistorisches Museum.
L'arte
di Reni esibisce anche un certo gusto teatrale come nel “Salomè con la
testa del Battista” (1639) dell’Art Institute di Chicago. Nella fase ultima
dell'attività di Guido Reni, le forme del classicismo sembrano cedere a un
impulso interiore che si esprime in nuove e più libere strutture compositive;
esempi sono l'Adorazione dei pastori, esposto al National Gallery di Londra,
Lucrezia e Cleopatra, esposti presso la Pinacoteca capitolina.
Negli
ultimi anni della sua vita, nonostante i successi e la grande mole di lavoro,
non vive in condizioni economiche buone e il 6 agosto del 1642 si ammala, morirà
pochi giorni dopo il 18 agosto.