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Giovanni Segantini biografia e opere

Giovanni Segatini nasce ad Arco il 15 gennaio 1858 in una piccola casa, ex sede dei gabellieri, nei pressi del fiume Sarca

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Se desideri meglio inquadrare il periodo storico e le relative tendenze artistiche, puoi consultare le pagine Storia dell'Arte e Correnti d'Arte.

Avemaria a trasbordo IIGiovanni Segatini (sarà Giovanni a modificare il suo cognome in Segantini) nasce ad Arco il 15 gennaio 1858 in una piccola casa, ex sede dei gabellieri, nei pressi del  fiume Sarca.
Viste le notevoli ristrettezze economiche della famiglia Segatini, il municipio di Trento è costretto a versare alla stessa sussidi, servendosi dell'arciprete di Arco.
La madre Margherita, già di salute cagionevole, soffre nel dare alla luce Giovanni e non si riprenderà più. A gravare sul misero bilancio della famiglia, sono ora anche le spese mediche. Decine e decine di fatture e ricevute, e conseguenti sovvenzioni alla famiglia Segatini, sono conservate nell'Archivio storico del Comune di Arco e stanno a testimoniare il loro stato di grave indigenza.
Il padre nell'intento di cambiare la propria triste condizione di vita, prende con sé i figli maggiori e se ne va a Verona e poi a Milano. Margherita resta sola ad Arco con il figlioletto. 

Il piccolo Giovanni Segantini cresce abbandonato a se stesso; un giorno cade in un canale poco distante dalla casa, in via della Cinta, e viene salvato da Domenico Morghen, quando ormai lo si credeva annegato.
Alla morte della madre (37 anni) Giovanni Segantini (7 anni) raggiunge la sorellastra Irene a Milano. Continua quindi la sua vita di nera miseria, diventando ozioso e vagabondo.
La falconieraAd appena 12 anni (9 Dicembre 1970) viene arrestato, processato e per lui si aprono le porte del riformatorio Marchiondi. Egli firma il registro d'ingresso con un segno di croce e diventa allievo calzolaio. Forse fu proprio lì che Giovanni Segantini svelò a chi gli era  umanamente più vicino le sue grandi doti artistiche.
La vita nel riformatorio non faceva che acuire nel suo cuore l'amore per la vita libera. Fortunatamente, nel 1873, il fratellastro Napoleone, che aveva aperto un negozio con annesso laboratorio fotografico a Borgo Valsugana, si mette in contatto con la sorella Irene ed avvia le pratiche per ottenere il suo affidamento. Giovanni Segantini torna quindi in Trentino.
Il suo soggiorno nella vallata trentina dura fino al settembre del 1875; alla soglia dei diciotto anni gli viene «in mente di abbandonare i buoni contadini e rintracciare la sorella». Presso Irene, a Milano, trova un domicilio; poi diventa apprendista nella bottega di un decoratore, Luigi Tettamanzi e la sera frequenta i corsi dell'accademia di Brera. Così, dopo aver «attraversato tutta l'eterna pianura della tristezza e del dolore» realizza i primi quadri ed ottiene alcuni importanti riconoscimenti; con il dipinto "Il coro di Sant'Antonio" (realizzato sopra la tela di un paracamino) viene premiato a Brera, nel 1879. Scrive lui stesso: «Non avevo certamente inteso di fare un'opera d'arte, ma semplicemente di provarmi a La portatrice d'acquadipingere».
Ma le medaglie non danno di che vivere ed allora egli si presenta al riformatorio Marchiondi ottenendo un incarico per insegnare geometria ai giovani alunni e consegna in deposito tre medaglie; in cambio riceve venti lire dall'economo del riformatorio. Di lui si accorge Vittore Grubicy pittore e mercante d'arte il quale diventa una presenza importante nella vita di Giovanni Segantini, sarà infatti la sua guida ed il suo tutore. Nasce poi la felice unione con Luigia Bugatti, chiamata dal maestro, Bice. La ricerca di sempre nuovi paesaggi, di occasioni pittoriche spingono Giovanni Segantini verso il verde sereno della Brianza. Egli abita a Pusiano, poi a Carella e a Cornano.  Nascono i figli Gottardo (1882) ed Alberto (1883).
All'Esposizione internazionale di Amsterdam gli viene assegnata la medaglia d’oro per la prima versione del dipinto "Ave Maria a trasbordo". Nel marzo del 1885 nasce il figlio Mario e nello stesso anno Giovanni Segantini realizza quello che rimarrà forse il suo quadro più conosciuto "Alla stanga". Con questo dipinto, Giovanni Segantini ottiene un nuovo riconoscimento all'Esposizione universale di Amsterdam. Nel 1888, esposto a Bologna, il quadro verrà acquistato dal governo italiano per la somma di Lire 18.000. La partecipazione di opere di Giovanni Segantini ad esposizioni internazionali a Londra e a Parigi accrescono la sua fama e la considerazione dei critici.

I suoi soggetti preferiti: attingere alla vita agreste, dove uomini e animali vivono una vita comune, immersi in una natura che è sempre e comunque amica.
Nei suoi quadri, i temi del lavoro nei campi, del pascolo, della tosatura e della filatura, di una religiosità discreta, serenamente tradizionale. E proprio la ricerca di questi ambienti, splendenti di luce e di aria, lo porta, nel 1886, a trasferirsi con la famiglia (arricchitasi della figlia Bianca) a Savognino, un villaggio delle Alpi a 1213 metri d'altezza. Qui la sua famiglia si accresce di una nuova presenza: una ragazzina di quattordici anni, Barbara Ufer, diventa la bambinaia dei suoi figli. Seguirà ovunque il maestro e la sua famiglia; sarà la modella per molti suoi quadri, sarà per tutti la Baba. Giovanni Segantini intrattiene nel frattempo una fitta corrispondenza con artisti, giornalisti, studiosi ed il suo esprimersi è caldo, immediato, cordiale.
La raccolta del fienoPur nei limiti di una forma non sempre ortograficamente corretta, le sue lettere sono un miracolo di incisività, soprattutto se si considera che fino all'adolescenza egli era analfabeta. Nel febbraio del 1891, in "Cronaca d'arte", appare un suo articolo, Così penso e sento la  pittura. La sua opera assume sempre più i caratteri di quella che diventerà la sua scelta definitiva: il divisionismo: «…e incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l'altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciocché il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l'aria e la verità».

Giovanni Segantini continua intanto ad ottenere riconoscimenti per il suo grande ingegno artistico: "Vacche aggiogate" merita la medaglia d’oro all'Esposizione universale di Parigi nel 1889; altra medaglia d’oro ricevono nel 1892 "Meriggio" e "Aratura in Engadina".
In questi anni Giovanni Segantini matura anche un proprio orientamento simbolista; entra in disaccordo con il suo nume tutelare, Vittore Grubicy; i contatti, soprattutto epistolari, si diradano. Si rafforza invece il rapporto con Alberto Grubicy che diventa il mecenate di Segantini. Per l’ "Exposition internationale" di Parigi del 1900 egli progetta un'opera colossale: Il "Panorama dell'Engadina", che avrebbe dovuto illustrare il meraviglioso paesaggio delle Alpi svizzere. Il progetto, che doveva ottenere l'aiuto finanziario degli albergatori engadinesi, viene abbandonato nel 1897 per scarsità di fondi. Giovanni Segantini non rinuncia comunque completamente al suo ambizioso disegno ed incomincia a lavorare al "Trittico della natura", ma un violento attacco di peritonite stronca purtroppo la sua forte fibra: Giovanni Segantini muore il 28 settembre, assistito dall'amico dottor Oskar Bernhard, dal figlio Mario e dalla sua compagna Bice.
Ernesta Bittanti Battisti scrive nel 1905 un saggio su Segantini che si conclude con questa affermazione: «Segantini non Francobollo del centenarioaveva ancor detta, in arte, la sua ultima parola. Si sarebbe forse trasformato ancora, unificando le sue qualità, ritrovando tutto se stesso, se la morte non avesse spento quegli occhi, che "sapevano" così bene la luce, e irrigidita quella mano che rapiva al sole i raggi per  guidarli a brillare sulle tele». Nel 1948 e nel 1949, a cinquant’anni dalla morte, si tengono conferenze sulla sua arte. Le vicende della sua vita vengono romanzate. Nel 1958, in occasione del centenario dalla nascita, viene organizzata ad Arco una mostra dedicata al maestro del divisionismo nello storico palazzo Marchetti, già dei conti d'Arco. Nel 1987 si tiene al Palazzo delle Albere, a Trento, una grande mostra antologica dedicata a Segantini.