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Giorgio Grasso critico

Storia dell'arte

Storia dell'arte 1900 - XX secolo

Storia dell'arte 1900. Gli anni di passaggio dall'Ottocento al Novecento sono contrassegnati da una profonda crisi

ANNO:    1100    1300    1400    1500    1600    1700    1800    1900

Galileo Chini - Floreale
Gli anni di passaggio dall'Ottocento al Novecento sono contrassegnati da una profonda crisi di cui abbiamo visto le conseguenze in quasi tutti gli artisti.
Da un lato prosegue l'ottimistica fede nel progresso scientifico, che appare inarrestabile e tale da portare a soluzione ogni problema umano, mentre  dall'altro lato ci si rende conto che questa "felicità" universale è solo apparente.
Se la borghesia al potere è ricca, lo è sfruttando il lavoro delle classi subalterne, costrette a lottare per acquistare una migliore qualità di vita. Quindi il progresso tecnico non è necessariamente legato al progresso dell'umanità, anzi rischia di meccanizzare l'uomo, uccidendone la spiritualità, cosicché sarà necessario cercare un "supplemento d'anima". E' questa una delle aspirazioni di quella corrente culturale, che si manifesta dapprima e soprattutto in Francia, detta "Decadentismo".
In questo clima decadente nasce e si diffonde in Europa il movimento detto "Art Nouveau" dai francesi, "Secessione" in Austria e "Liberty o Floreale" in Italia

Gustav Klimt - Giuditta 1

E' proprio in questo periodo che il poeta Hugo von Hofmannsthal scrive: "La gente deve ricominciare a vedere quadri, veri quadri, non oleografie dipinte a mano: deve potersi ricordare che la loro materia è una scrittura magica che, con macchie di colore in luogo delle parole, ci trasmette una visione interiore del mondo; il mondo misterioso, arcano, meraviglioso e non un'attività commerciale. Il viennese Gustav Klimt è un sicuro sostenitore della Secessione, in lui certamente prevalgono l'evocazione della realtà, piuttosto che la sua rappresentazione.
Per quanto riguarda l'Italia, occorre menzionare gli artisti Galileo Chini e Adolfo De Carolis.
Intanto nel 1905 si apriva a Parigi, l'annuale "Salone d'autunno", dove un gruppo di artisti, con i loro quadri dai colori violenti, suscitò nel pubblico e nella critica un grandissimo scandalo. Fu in tale occasione che il critico Louis Vauxcelles, paragonando una statua tradizionalista a i nuovi quadri appesi nella sala, gridò: "Donatello chez les fauves" ovvero Donatello nella casa delle "belve".
Fauves, dunque belve, nasce così una nuova tendenza che definirà lo stile pittorico di Henri Matisse, Albert Marquet, André Derain, Raoul Dufy e Georges Braque.
Per i Fauves, protagonista dell'immagine è il colore che, distribuito con pennellate ben evidenti, ritma la composizione e «costruisce» in senso vero e proprio il dipinto. Si abbandona pertanto ogni modalità di rappresentazione illusoria della profondità e si rifiuta la pittura tonale Braque - Mandolatradizionale, per ispirarsi invece all'arte primitiva, ritenuta più istintiva e vitale.

Nei dipinti dei Fauves sono assenti perciò gradazioni di colore e sfumature, effetti di chiaroscuro e di volume, le tinte sono fortemente contrastanti. La prevalenza dei colori puri acquista anche un significato simbolico e serve a sottolineare la condizione interiore di totale disponibilità a inventare nuovi modi di comunicare con l'immagine.


Intanto nel 1909 lo stesso critico che aveva coniato la parola "fauves" definisce "bizzarrie cubiste" alcuni dipinti di Picasso e Braque, nasce così ufficialmente il "Cubismo". Mentre per i Fauves ciò che urge è esprimere, attraverso la violenza del colore, l'immediatezza transitoria del proprio sentimento di fronte al reale; per il cubismo occorre rendere il significato, filtrato attraverso il proprio "io" e quindi soggettivo.

Edvard Munch - Sera sul viale Karl Johan

I Cubisti dunque partono dallo studio della realtà, ma la scompongono, la frantumano per poi ricomporla sulla tela in un nuovo ordine, che cancella la distinzione tra oggetti e spazio. Un oggetto, una figura umana, sono rappresentati in più vedute, da diverse angolazioni; queste diverse immagini vengono sovrapposte come se nella fusione di vedute successive si volesse comunicare la totalità delle percezioni, ottenute girando attorno al soggetto. Questo processo di scomposizione in piani e ricomposizione successiva, «disintegra» la forma in modo tale da rendere difficile, a  volte, l'individuazione del soggetto, e molte Vassily Kandinskij - giallo, rosso, blu 1925immagini cubiste rasentano quasi l'astrazione. Ma il XX secolo è ricco di nuove tendenze artistiche, tanto che nel 1911 la rivista tedesca "Sturm" usa il termine "Espressionismo" per definire quegli artisti che sostengono l'assoluta priorità dell'espressione del sentimento individuale sull'imitazione della natura.


Uno degli artisti che esercita un'influenza determinante sulla corrente espressionista tedesca è Carlo Carra - l'amante dell'ingegnerecertamente Edvard Munch, come in Austria lo è Egon Schiele che trasforma il suo "io" altamente tormentato, in una visione del mondo in cui tutto è destinato alla decadenza e anzi tutto é morto.
Ma se quindi l'arte non ha più il compito di descrivere la realtà esterna, ma è solo estrinsecazione di un mondo intimo, allora bisogna avere il coraggio di andare oltre, abolendo la visione della realtà esteriore, per visualizzare, attraverso l'occhio dello spettatore, il complesso oscuro dei sentimenti, esattamente come il musicista agisce sull'inconscio dell'ascoltatore, attraverso il suo udito.
Nasce così "l'Astrattismo", anzi, esattamente quando nel 1912, Vasilij kandinskij dipinge un acquerello privo di titolo e dai colori informi.


Intanto in Italia e più precisamente a Ferrara nel 1917 Giorgio De Chirico e Carlo Carrà, creano una nuova corrente pittorica la Metafisica, dal greco "metà" (dopo) e "physicà" (cose naturali).