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Biennale di Venezia

Biennale Arte Venezia 2015

Biennale Arte Venezia 2015 - 'Around Town' è la 56 Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia che verrà ricordata per la sua capacità di far fluire il pensiero ...

Il critico d'arte Dott. Sergio Pesce
Articolo del critico d'arte Dott. Sergio Pesce

Parlare oppure scrivere sulla 56a Esposizione Internazionale d'Arte può diventare un accurato strumento conoscitivo per approfondire come gli artisti, i pensatori e gli scrittori creino, pensino o scrivano con lo Guatemala - Biennale Arte Veneziascopo di indagare il senso del nostro tempo. Il senso critico di chi percepisce o al contrario decide di ignorare tali risultati, arricchisce di volta in volta il tema della discussione alimentando tesi. In questo modo si arricchisce quell'Iperuranio di idee che consta la presenza, ormai desueta, di giudizi diversi, frutto evidentemente di visioni non omogenee circa l'idea di arte e comunque sia accettate. Atteggiamenti dissimili derivati da punti di vista che convergono solo se li consideriamo “frutti” della stessa “radice”, ossia l'arte contemporanea, e in particolar modo la sua esposizione in un “palco” internazionale come la Biennale Arte di Venezia.
Quella di quest'anno verrà ricordata non solo per il centoventesimo anniversario dalla prima Esposizione (1895), ma per la sua capacità di far fluire il pensiero dipendente dalla visione delle opere e dai concetti espressi nei padiglioni. La ramificazione che potremo intendere a “macchia di leopardo” parte, come di consueto dalle due sedi; quelle dei Giardini e dell'Arsenale per poi espandersi in tutta la città di Venezia. Un processo intellettuale intenso che deve la sua origine alla ponderata fusione mediata dalla scelta degli artisti e quindi delle opere, in concerto con il tema legato essenzialmente all'oggettività dei tre filtri Garden of Disorder, Liveness; On Epic Duration e Reading Capital, sapientemente orchestrati dal curatore Okwul Enwezor.
Guatemala - Biennale di Venezia 2015L'intreccio dei temi si legano alle peculiarità e quindi all'azione soggettivante di chi elabora il concetto, riuscendo a generare un secondo livello di interpretazioni che possiamo agevolmente dividere nelle considerazioni relative allo stato delle cose in opposizione all'apparenza delle stesse. L'esposizione di tematiche umanitarie ha inteso risvegliare la coscienza del singolo trasformando l'artista in un mediatore tra l'informazione e la capacità di poterla esprimere. Sfere concettuali che eludono la domanda sul committente, facendoci percepire un assoluto protagonismo del pubblico che dovrà riflettere sul titolo della manifestazione All the World's Futures. Una ingerenza richiesta che maschera noi stessi come i committenti consegnando un ruolo agli artisti che pareva avessero perso o semplicemente dimenticato.
Nei padiglioni nazionali e negli eventi collaterali Around Town questa voluta partecipazione non perde la sua forza, anzi, aiutata dal contesto della città lagunare emerge grazie ad un falsa dissonanza con i palazzi che li ospitano. Edifici storici posti anche in zone remote della città, (ossia al di fuori del normale giro turistico conosciuto dal turista medio) partecipano a quell'oggettività del tema trasformando l'esperienza della visita in un complessa struttura di relazioni che impongono sin da subito il rapporto tra un palazzo storico (apparenza) nel padiglione nazionale di arte contemporanea (stato delle cose). In questa ottica risulta vincente il Padiglione della Nuova Zelanda sito nelle sale monumentali Biblioteca Nazionale Marciana, intitolato Secret Power. Attraversando il Nuova Zelanda - Biennale Arte Venezia Vestibolo che accoglie il Museo Statuario della Repubblica si accede al Salone, ove si mostrano i progetti artistici di Simon Denny che intendono esplorare l'evoluzione e l'obsolescenza tecnologica della cultura aziendale e di internet. Temi opposti (tra contenitore e contenuto) ma che ben si concatenano grazie al rispettoso atteggiamento dell'allestimento scelto.
Questa continua ricerca dell'intreccio concettuale lo troviamo anche nel Padiglione del Guatemala, presso l'Officina delle Zattere, ove artisti guatemaltechi e italiani si concentrano sull'esorcizzazione della morte, da qui il titolo Sweet Death. Nonostante qualche scadenza nel Kitsch c'è da premiare l'intento dell'esposizione che si svolge attraverso sovrapposizioni ed interazioni tra le due culture; gli italiani accolgono (nelle loro soluzioni) i colori variopinti delle tombe guatemalteche, mentre gli artisti del Guatemala decidono di offrire al pubblico un'arte influenzata dal colonialismo. Da sottolineare l'installazione (in movimento) Charlie di Simona Bertolelli che ricorda le vittime dell'attentato presso la redazione di Charlie Hebdo.
Una riuscita armonia è quella che si configura nel Padiglione dell'Iran in Calle San Giovanni che si suddivide in due progetti distinti; Iranian Highlights incentrato sulle dinamiche della globalizzazione sviluppate attraverso la visione dei quattro artisti più rappresentativi della cultura iraniana, e The Great Game ove troviamo esposte le opere di cinquanta artisti provenienti anche dall'India, dall'Afghanistan e dall'Iraq concentrati nel problema comune di vivere in una zona di crisi costante. A colpire è senza dubbio la scultura realizzata da un apparente disordine strutturale composto da un ammasso di parallelepipedi metallici fortemente retroilluminati. Un disorganizzazione formale che in verità, lasciandosi trapassare dalla luce, proietta sul muro frontale la scritta Try to Save. Un ulteriore esempio di come l'intreccio del tema venga elaborato soggettivamente attraverso l'oggettività di partenza.
Iran - Biennale d'arte VeneziaIl complesso gioco di relazioni concettuali si rinnova anche nell'espressione del movimento, andando ad evidenziare le coordinate dello stesso, esemplificano i vari punti di vista derivati, e magistralmente riassunti nel titolo dell'evento collaterale My East is Your West presso Palazzo Benzon. Qui si indaga principalmente sul tema di posizione e dislocazione attraverso video installazioni e opere a stampa, lasciando che la propria pulsione della percezione si confonda nella registrazione in remoto che proietta su una superficie grande quanto la parete osservata e con qualche secondo di ritardo, la nostra immagine colta mentre osserviamo le opere.
La Biennale Around Town sottolinea come la formulazione del problema, ossia il senso del nostro tempo, si tramuti in una domanda che richiede una risposta nella percezione delle opere. Messaggio intellettualmente immagazzinato in maniera diversa dai vari spettatori che in base alla loro sensibilità, alla loro conoscenza della tradizione artistica e dei testi critici potrà efficacemente pretendere di interagire con la struttura; a patto che abbia sapientemente escluso i suoi pregiudizi.
                                                                                        Dott. Sergio Pesce