PITTart - Pitture e artisti in mostra permanente
Pitture e artisti
HOME   ANNA MARIA GUARNIERI  ELENCHI  ARTE  ISCRIZIONI  VIDEO  PER PITTORI  ANNUNCI  ARTICOLI  NOTIZIE 

SITE MAP

Entra nei nostri elenchi d'arte





Florence bike tours - Guided bike tours, the smartest way to visit Florence and Tuscany
Biennale di Venezia

Biennale Arte Venezia 'Giardini'

Biennale Arte Venezia 2015 - Giardini - 29 padiglioni dedicati all'arte nella storica sede della Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia

Il critico d'arte Dott. Sergio Pesce
Articolo del critico d'arte Dott. Sergio Pesce

In riferimento al valore qualitativo dell'esposizione internazionale assieme alle tematiche, volutamente intese in senso oggettivo, mi pare possano dirsi compiute, seppur a diversi livelli, all'interno dei 29 padiglioni della storica sede dei Giardini a Venezia. La voluta riflessione sul senso di sconvolgimento del nostro tempo si trova espressa attraverso gli argomenti che ogni allestimento nazionale ha intenzionalmente proposto lungo il percorso dell'esposizione, mettendo in discussione i confini dei modelli tradizionali affinché anche la più impercettibile delle barriere non fungesse da ostacolo alla visione del Biennale Venezia 2005 -Australiarisultato ultimo, invitandoci a riflettere sulle domande che devono aver contraddistinto la fase progettuale. Nonostante la consueta massiccia esposizione di opere, si denota una certa armonia di intenti, i quali, legandosi tra loro si contraddistinguono per una ponderazione sul tema, non sempre colta dal pubblico che (contrariamente a quanto avveniva in passato) sembra dare la precedenza a taluni Padiglioni escludendone a priori degli altri. Una mancanza che ovviamente non consente di avere un punto di vista oggettivo sull'evento e che facilità alcune tipiche contraddizioni che sono oramai parte integrante della Biennale. Si pensi alla folla radunata per entrare nel Padiglione dell'Uruguay per osservare l'installazione di carta e matite di Marco Maggi e la quasi assenza di pubblico per il Padiglione dell'Austria ove un monolito nero che pareva sospeso sotto il soffitto di tutto lo spazio espositivo permetteva al pubblico di riflettere sulla sua presenza in quel contesto architettonico pensato da Heimo Zobernig. Scelte che evidentemente poco hanno a che Biennale Venezia 2005 - Israelefare con la riflessione critica e molto con la situazione del momento. All'ingresso e lungo il percorso mi pare pressante ricordare le sculture del RAQS Media Collective. Il titolo del loro progetto Coronation Park, composto da nove sculture, cerca volontariamente un riferimento al luogo in cui, nel 1911 re Giorgio V e la regina Mary furono incoronati imperatori dell'India, la corte di Delhi appunto. Al di là delle implicazioni sociali e delle relative riflessioni in merito, vi è una seconda dimensione dell'opera più strettamente legata alla contemporanea economia, essendo tutte loro cosparse di bitume e paraffina. Tra i Padiglioni nazionali sarà senza dubbio interessante scoprire il filtro che ha contraddistinto l'allestimento e dunque le selezione delle opere. In molti casi siamo in presenza di alcune collezioni volutamente riempite di oggetti che possano coinvolgere l'attenzione del pubblico. In questo senso possiamo certamente trattare almeno due realtà; quella dell'Australia e quella del Canada. Nel primo caso, Fiona Hall realizza una installazione che riunisce centinaia di oggetti che si allineano, spesso contrapponendosi, attorno a tre realtà: la politica globale, la finanza mondiale e l'ambiente. L'apparente confusione concettuale data proprio dalla disposizione degli oggetti permette all'artista di sottolineare l'impulso umano di voler creare collegamenti tra ciò che lo Biennale Venezia 2005 - Giapponecirconda. Azione sollecitata evidentemente da questa “camera delle meraviglie” che offre una molteplicità di spunti. Il Canada invece intende esplorare il mondo degli oggetti riflettendo sul loro dinamismo individuato da tre fasi: quella economica, quella dell'esposizione in ambito privato ed infine all'analisi dei concetti. Non a caso il Padiglione si divide in un negozio (ove le marche dei prodotti sono volutamente sfuocate); uno spazio abitabile; e uno studio. Decisamente più interessato all'aspetto dell'allestimento risulta essere il Padiglione di Israele. Tsibi Geva progetta una installazione specifica che si mostra sia internamente che esternamente, cercando di minare la consueta divisione tra dentro e fuori. La sua opera si compone di elementi abbandonati ed ora riutilizzati, da qui il titolo Archeology of the Present. Una delle installazioni che rimarranno certamente impresse nelle menti del pubblico di questa Biennale è quella firmata dalla celebre artista Chiharu Shiota nel Padiglione del Giappone. Attraverso l'identificazione della chiave, quale oggetto simbolico del ricordo, l'artista giapponese decide di collegarne migliaia attraverso fili di colore rosso. In questo modo realizza una sorta di architettura metafisica che permette allo spettatore di seguire un percorso ove la sua vista viene di volta in volta ostacolata dalla installazione, creando prospettive successive e scoprendo due imbarcazioni non perfettamente definite dalla percezione. In prossimità al Padiglione giapponese troviamo l'installazione filmica multicanale The Way of Folding Space Biennale Venezia 2005 - Victor Man& Flying presso il Padiglione della Corea. Il lavoro del duo artistico Moon Kyungwon e Jeon Joonho realizza l'intreccio della trama con visioni del futuro espresse in retrospettiva sapendo suscitare l'attenzione del pubblico. Nel Padiglione Centrale la concentrazione di opere risulta davvero marcata e questo suggerisce allo spettatore di mostrare particolare attenzione anche al percorso espositivo. All'ingresso si mostra l'opera di Fabio Mauri Il muro Occidentale o del pianto, in cui una parete alta quasi quattro metri composta da valigie intende evocare i deportati ad Auschwitz e più in generale tutti i viaggi senza ritorno. Risultano di sicuro interesse anche le opere di Victor Man in cui si percepisce un sincero omaggio ai dipinti proto-rinascimentali. Perspicace invece la scelta di Peter Friedl di mettere in dubbio l'estetica della memoria culturale utilizzando dei modelli architettonici di case, rispondenti ad esigenze sia private che politiche. La contemporaneità di un artista come Tetsuya Ishida, morto nel 2005, si intende nella sua volontà di creare combinazioni fantasiose che interpellano la tecnologia e la cultura del consumismo. Temi che come si è potuto appurare sino a questo momento si legano al complesso rapporto tra Padiglioni Around Town, e questi dei Giardini.

                                                                           Dott. Sergio Pesce